martedì 2 giugno 2009

Chinaski77 ha scritto Ristorantopoli

Ho scritto un libro: compratelo!

E così ho scritto un libro. Anche il Cane, tecnicamente, era un libro che avevo scritto, solo che l’avevo scritto senza sapere che lo stavo scrivendo, il che aveva reso la faccenda un po’ strana, in un certo senso. Questo invece è proprio un libro da cima a fondo e intendo dire un libro con le pagine, l’introduzione, il codice a barre, i sedili in pelle e tutto quanto. Dopo aver fatto per bene e da bravo la sua giusta trafila – ideazione (va beh), realizzazione, pubblicazione, distribuzione – ora manca solo un passaggio, cioè venderlo.
La parte del venderlo è quella più complicata, visto il mio carattere: cioè io sarei più uno che scrive un libro per il gusto e il divertimento e la soddisfazione di scriverlo, poi lo dà all’editore, l’editore lo mette in vendita e le persone lo comprano spontaneamente da subito per il semplice motivo che io sono una persona molto simpatica e che il libro è bello e che si vede che è bello già solo a guardarlo, mentre nel frattempo io torno alle mie faccende e poi un giorno l’editore mi dice che il libro è piaciuto e ha venduto e io sono ancora più contento e riscrivo un altro libro per il gusto e il divertimento eccetera e così all’infinito finché un altro giorno un fascio di luce mi preleva dal divano e mi trasporta su un divano parallelo al cospetto dell’Altissimo che guarda caso se ne sta lì con uno dei miei libri tra le mani e mi dice “ottimo lavoro, cazzo” e io da contento divento beato e tutto fila liscio in eterno.
Mi hanno spiegato, però, che la vita potrebbe funzionare in un altro modo, e allora, ad esempio, c’è il caso che il libro sia un bel libro e che nessuno lo compri, e questo non solo rischierebbe di interrompere la catena di produzione di libri che mi serve per sentirmi realizzato e felice (con una evidente interruzione nella catena di produzione di realizzazione e felicità che ci unisce: Chinaski infelice -> blog abbandonato -> lettore depresso -> suicidio collettivo), ma – lo riconoscerete - sarebbe proprio un peccato in senso assoluto e il mondo diventerebbe un posto ancora più brutto.
Nel caso invece che (per assurdo) il libro non sia bello, bene, non avrebbe comunque senso non comprarlo o non averlo comprato, al massimo avrebbe senso non ricomprarlo e infatti io vi prometto che, nel caso lo compriate e ne risulti che non era un bel libro, io non vi chiederò di ricomprarlo, anche se, voglio dire, potreste ricomprarlo lo stesso, no? Per farmi un favore. Non è che siamo qui a determinare la quantità di giustizia universale globale, che volete che succeda se ricomprate un libro che non vi è piaciuto, solo per aiutare un vostro amico? Come? Ma certo che siamo amici (se comprate il libro).
Detto questo, vengo alla presentazione del libro (per caso c’è un limite al numero di volte che posso usare la parola “libro”?) vera e propria.
Allora, se ho già detto che è un libro, rimane solo da dire che il libro è questo qui:



Il titolo naturalmente è Ristorantopoli e non Mauro Zucconi. Mauro Zucconi sono io.
Se vi state chiedendo “come mai Ristorantopoli?”, beh, il fatto è che il libro, a voler essere precisi, è uno pseudo-manuale per clienti nevrotici di ristorante, che è un concetto un po’ difficile da rendere in breve. Infiniti titoli sono stati pensati e poi sono stati accantonati e poi ripresi e ripensati e riaccantonati di nuovo, dal “Come ritrovare il proprio cappotto a fine pasto” a “Non è un pranzo per femminucce” a “Come diventare il mio pane”. Quest’uomo qui e la sua fertile immaginazione avevano suggerito una quarantina di alternative e tra tutte alcune erano davvero buone, come “Pane, burro e Diazepam”, che è un titolo diesel ma efficace, o “Come diventare il mio piatto di cappelletti”, sempre sognando una lunga e fortunata serie di Come diventare qualcosa di assolutamente imbecille (uhm, niente male anche questo, segnatevelo), mentre sua moglie aveva suggerito il mirabolante “Non è tutto brodo quello che luccica” e altri avevano pensato altre cose, ma, insomma, alla fine l’editore ha scelto diversamente.
Il titolo è dunque Ristorantopoli e non il simboletto del bicchiere e della forchettina che stanno appena sotto (avevamo pensato di usare quello ma nessuno riusciva a pronunciarlo).
Se invece vi state chiedendo “come mai Mauro Zucconi?”, mi piacerebbe poter dire che è perché sono figlio di quel famoso giornalista che tutti conosciamo, ma non è così, e poi il mio vero padre ci rimarrebbe male. Attualmente ci sono due teorie sul motivo per il quale i miei avi sono stati chiamati Zucconi: la prima è che, è ovvio, trafficassero nel commercio delle zucche, cosa che non è molto affascinante. La seconda è che non capissero un cazzo di niente, cosa che se non altro rivaluta la faccenda delle zucche.
Comunque, essendo uno pseudo-manuale, non è un romanzo. Avevo pensato di scrivere un romanzo, e tra l’altro nemmeno un romanzo qualsiasi ma un romanzo coi fiocchi, con una storia originale e imprevedibile e che alla fine ti insegna o ti dice qualcosa di molto profondo e vero sulla morte e sulla vita (ma lo fa già Ristorantopoli) e con dentro molti personaggi indimenticabili di quelli che poi quando finisci il libro ti mancano e insomma un romanzo che avrebbe rivoluzionato il panorama letterario contemporaneo, ma poi ci ho pensato bene e mi sono detto “ma no, scriviamo uno pseudo-manuale per clienti nevrotici di ristorante, piuttosto”, e così ho fatto. Se dopo aver comprato e letto lo pseudo-manuale volete che scriva anche un romanzo, non dovete far altro che compilare l’apposito cartoncino che troverete all’interno, ma il mio editore mi ha detto che per farmi scrivere un romanzo devo vendere almeno 100.000 copie dello pseudo-manuale, quindi, ragazzi, sotto con le banconote (Jisus ha già ordinato 12.000 copie su Ibs).

Ma che cos’è Ristorantopoli? A che cosa serve? A chi si rivolge? Quante copie bisogna comprarne prima di cominciare a vederne i benefici? Quali sono i benefici? Come posso inviare all’autore tutti i miei soldi? È vero che leggerlo mi allungherà il pene?
Cercherò infine di rispondere brevemente a tutte queste domande e comunque rimango a disposizione nel mio ufficio per tutte quelle che vi possono venire in mente.

1. Di che cosa parla Ristorantopoli?

Ristorantopoli parla di te. Qualcuno potrebbe lasciarsi ingannare dal titolo, dalla copertina, dal sottotitolo, dalla dicitura, dal bicchierino con la forchetta, dalla quarta di copertina e dalle note sull’autore dove si dice che sono un giornalista gastronomico e un aiuto-cuoco e dunque pensare che parli di ristoranti, ma non è così. Parla di te. Delle tue paure, dei tuoi segreti, delle tue gioie, degli occhi di tuo figlio, dell’amore. È un libro sull’uomo, sui misteri della psiche, sulle pasticche che si devono prendere, su quanto alcol sarebbe meglio assumere. E poi, sì, su come fare o non fare tutto questo al ristorante.

2. Perché al ristorante?

Soltanto leggendo il libro lo si può capire. Ma bisogna comprarne e leggerne almeno due copie, altrimenti non lo si capisce bene.

3. A chi si rivolge?

Il lettore ideale, nel senso del destinatario, sarebbe il lettore nevrotico. Il libro è - come forse mi sono dimenticato di dire - uno pseudo-manuale, perciò pretende di aiutare il lettore a correggere certi comportamenti e certe folli catene di pensieri che il lettore tende a far verificare ogni volta che deve agire in mezzo alla gente. Il lettore nevrotico è dunque quello che può trarre maggiore soddisfazione dalla lettura del libro, per quanto la parola “pseudo” indichi molto bene che né l’autore, né il libro, né il lettore nevrotico abbiano la benché minima fiducia nelle possibilità terapeutiche di qualsiasi cosa.
Il lettore ideale, non nel senso del destinatario, sarebbe quello che compra dieci-venti copie e che mi scrive una mail per dirmi che il libro è meraviglioso e che poi da quel giorno mi manda ogni mese un assegno di 1.500 euro.

4. E il lettore non nevrotico?

Non esiste un lettore non nevrotico.

5. Le battute non mi fanno ridere. Come mai?

La tua copia di Ristorantopoli potrebbe essere difettosa. Puoi provare a tornare in libreria e fartela sostituire con un’altra, ma io consiglio di acquistare direttamente una copia nuova. Se invece il problema risiede nel tuo senso dell’umorismo (non nel senso che hai un senso dell’umorismo difettoso o inferiore a quello dell’autore del libro – questo non è possibile - ma nel senso che ne hai uno troppo più raffinato), comprare due copie al giorno, una al mattino e una prima di andare a letto, per quindici giorni, dovrebbe risolvere il problema.

6. Il libro è di una qualche utilità?

Grazie per la domanda.
Il libro, oltre a essere il libro sui nevrotici o sui ristoranti più divertente che io abbia mai scritto, è anche molto utile e insegna molte cose che andrebbero proprio sapute e che sono di universale interesse. Tra le più degne di nota:

- come invitare una ragazza a cena e farci sesso (per i ragazzi)
- come farsi invitare a cena senza dover necessariamente fare sesso (per le ragazze)
- come avere un trattamento di favore dal cameriere lasciandogli intendere che potrebbe avere qualche chance di fare sesso ma senza poi doverci fare sesso, oppure facendocelo (per le ragazze)
- come fare sesso con tutte le cameriere contemporaneamente (per i ragazzi)
- come allungarsi il pene (per i ragazzi)
- come allungargli il pene (per le ragazze)
- come non farsi sputare nel piatto.
- come farsi fare lo sconto.
- come mangiare e non pagare.
- come correre molto ma molto rapidamente.
- come essere autoritari.
- come prenotare il mio cane.

7. Dove lo trovo?

Ovunque ci sia un bambino bisognoso. Ma soprattutto in libreria. E sui siti di vendita online. Forse nei supermercati e nelle edicole, non si può mai sapere. Sicuramente a casa a ore pasti. Per il resto è un libro imprevedibile e pieno di risorse: stamattina mi sono alzato e sono andato in bagno e l’ho trovato lì, sulla tazza, che si leggeva da solo.

8. Vorresti ringraziare qualcuno?

È molto gentile da parte tua usare una delle dieci domande (perché devono essere dieci) per darmi la possibilità di ringraziare le persone che in qualche modo hanno contribuito alla realizzazione del libro. Queste persone sono:

Uragano Truppa, senza il quale il mio libro non sarebbe stato possibile. Lui ha creduto in me anche quando nessuno, nemmeno lui, credeva in me. Insostituibile manager-agente-legale di fiducia-tuttofare, ogni volta che era il caso si è sempre precipitato via mail per vedere se avessi bisogno.

Il Padre e Jisus, senza i quali questo autore non sarebbe stato possibile. I migliori genitori che abbia mai avuto, senza ombra di dubbio: dotati di un finissimo senso dell’umorismo, hanno letto tutte le parti del testo che non contenevano parolacce come v***** e come p*** e simili, e le parti che non contenevano riferimenti s*******, e mi hanno dato sempre giudizi imparziali (“bellissimo”, “eccezionale”, “sei un c**** di genio, figliolo!”, ecc.). Mi hanno anche offerto centinaia di cene e centinaia di bottiglie di vini che non mi sarei potuto permettere.

Astutillo Smeriglia, senza il quale Uragano Truppa non sarebbe stato possibile, e per l’incessante consulenza tecnico-umoristica, per l’attenta revisione, per aver fornito quello che che ogni scrittore di un libro desidera e non desidera al tempo stesso, cioè un giudizio obiettivo nel quale finalmente si riconosceva il mio indiscutibile e formidabile genio. Per essere come un fratello. Per avermi tamponato a Interlagos.

La ragazza di Smeriglia, senza la quale il mio libro sarebbe stato possibilmente pieno di erori di ortografica. Ha letto e riletto il manoscritto (manoscritto al computer) giorno e notte per un anno intero, cominciando prima a correggere i semplici errori di battitura fino a quelli di grammatica e poi cominciando a disquisire sulle scelte lessicali e sulle battute, gli argomenti e i concetti, presentandomi alla fine un’opera originale di sua personalissima produzione che, pur essendo notevolmente più bella della mia, non era la mia e che dunque non è stato possibile pubblicare. Non te la prendere, Ragazza di Smeriglia, sarà per la prossima volta.

Ema, senza la quale niente sarebbe possibile, compreso tu. Per essersi letta, ascoltata, sciroppata, elaborata e trangugiata ogni singola parola del mio libro e di me stesso, più tutte le parole che poi sono state escluse e quelle che sono state anche solo pensate, più l’autore, quotidianamente, giorno e notte.

9. Un’ultima cosa: potresti produrre un esempio del libro, così che io possa capire se davvero lo voglio?

Ma certo. E ce l’ho stranamente qui già pronto:

“A tutti capita prima o poi di invitare a cena una donna (o un uomo) perché la si vorrebbe portare a letto (ma anche il sedile posteriore della macchina o il sedile del water del cesso del ristorante andranno benissimo). È un argomento talmente vasto che esistono effettivamente centinaia di manuali fai da te al riguardo, anche se mi rendo conto che in questo caso l’espressione “fai da te” deve avere un suono sinistro. Se uno (o una) è particolarmente imbranato, può darsi che riesca a cenare con diverse persone con cui vorrebbe fare sesso ma senza farci veramente sesso, il che potrebbe anche collocarlo nella sezione dove si spiega come farsi pagare i pranzi e le cene usando il sesso come specchietto per le allodole, ma dalla parte delle allodole.
Secondo un recente studio che ho trovato nella lettiera del mio gatto, inoltre, niente di quello che un essere umano fa può aumentare in nessun caso le chance di accoppiamento con un altro membro della stessa specie o di altre specie a piacere, mentre quasi tutto può diminuirle.
Rovinare tutto è facilissimo, e dipende in gran parte dal tipo di persona che si ha di fronte, dal momento che i gusti della gente sono imprevedibili e irrazionali: a una donna può piacere l’uomo spigliato, a un’altra quello arrogante, a un’altra ancora quello maleducato o addirittura quello invadente e a corto di comprendonio, tutti gli uomini sono appetibili per qualche motivo, nessuno escluso, tranne quello imbranato […].Che poi è un discorso animale, genetico e istintivo, di selezione naturale, è ovvio, perché una donna sicura di sé tenderà a scegliere un uomo sicuro di sé per generare un figlio sicuro di sé e aumentare le proprie possibilità di dominare il mondo, mentre una donna insicura sceglierà di nuovo un uomo sicuro di sé ma questa volta per bilanciare il proprio deficit caratteriale, e poi vengono le zitelle, le suore, le bambole gonfiabili, le amanti degli uomini sicuri di sé delle altre, e solo a questo punto vengono le donne che scelgono deliberatamente di accoppiarsi con uomini insicuri e imbranati, ma lo fanno solo per un errore di valutazione, generalmente perché in loro hanno visto dapprima qualità eteree come l’intelligenza, la bontà, il senso dell’umorismo o il fatto che avessero un nickname che finisce con un numero, e soltanto dopo il resto, oppure perché pensano di redimerli, per tirarsi su il morale, per avere di fronte un costante esempio di un individuo costantemente inferiore .
Non per fare discorsi maschilisti o sessisti, ma i dati statistici dello studio sopraccitato confermano che gli uomini cercano nelle donne ben altre caratteristiche (la vagina) e non sono affatto disturbati da una donna insicura o imbranata, anzi spesso la trovano adorabile e sessualmente attraente, e questo perché quasi sempre gli uomini sicuri di sé sono inconsciamente insicuri di sé e preferiscono avere al proprio fianco persone da accudire e che facciano leva sul loro istinto di protezione. Tutto questo – è chiaro – solo dopo averci fatto sesso (prima di averci fatto sesso, l’unica cosa che può rendere una donna non attraente per un uomo e che non sia una donna ma un comodino).”

10. Trovo che sia straordinario, vado subito a comprarlo. Scusa se ho dubitato.

Ti perdono.

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