mercoledì 27 gennaio 2010

martedì 19 gennaio 2010

I Griffin - Lo Stupro di Peter

Mangano e Craxi i loro eroi - Travaglio



Con la lettera del presidente Napolitano alla famiglia Craxi, indirizzata dal Quirinale alla villa di Hammamet, appena lasciata da tre ministri aviotrasportati del governo in carica, si chiude degnamente il triduo di celebrazioni per l’anniversario della scomparsa del grande statista corrotto, pregiudicato e latitante: 10 anni, tanti quanti ne aveva totalizzati in Cassazione.

Oggi completeranno l’opera in Senato altri luminosi statisti come l’ex autista Renato Schifani e il pluriprescritto Silvio Berlusconi, già noto per aver definito "eroe" il mafioso pluriomicida Vittorio Mangano.

Intanto fervono i preparativi per festeggiare i 150 anni dell’Italia unita e il Pantheon dei padri della Patria è un porto di mare. Gente che va, gente che viene. Soprattutto gentaglia.

Nel felpato linguaggio del capo dello Stato, la latitanza di Craxi viene tradotta testualmente così: "Craxi decise di lasciare il Paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti". Anche perché, aggiunge Napolitano in perfetto napolitanese, le indagini sulla corruzione (non la corruzione) avevano determinato "un brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia".

E il sant’uomo fu trattato “con una durezza senza eguali" mentre, com’è noto, la legge impone di processare i politici che rubano senza eguali con una morbidezza senza eguali. E le mazzette miliardarie, e gli appalti truccati, e i soldi rovesciati sul letto, e i 50 miliardi su tre conti personali in Svizzera?

Non sono reati comuni: il napolitanese li trasforma soavemente in "fenomeni degenerativi ammessi e denunciati" (come se rubare e poi, una volta scoperti, andare in Parlamento a dire "qui rubano tutti" rendesse meno gravi i furti).
Il presidente ricorda che "la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo ritenne violato il ‘diritto ad un processo equo’ per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea". Ma non spiega che Craxi fu processato in base al Codice di procedura che lui stesso aveva voluto e votato, il Pisapia-Vassalli del 1989 che – modificato da due sentenze della Consulta – consentì fino al 1999 di usare i verbali delle chiamate in correità dei coimputati anche se questi non si presentavano a ripeterle nei processi altrui.

Se i processi a Craxi non furono “equi”, non lo furono tutti quelli celebrati in Italia dal 1946 al 1999. Su un punto Napolitano ha ragione: Craxi lasciò "un’impronta incancellabile": digitale, ovviamente. Quel che sta accadendo è fin troppo chiaro: si riabilita il corrotto morto per beatificare il corruttore vivo. Si rimuovono le tangenti della Prima Repubblica per legittimare quelle della Seconda. Si sorvola sulla latitanza di Craxi per apparecchiare nuove leggi vergogna che risparmino la latitanza a Berlusconi.

L’ha ammesso, in un lampo di lucidità, Stefania Craxi: "Gli italiani non credettero a Bettino, ma oggi credono a Berlusconi". Ma perché credano a Berlusconi su Craxi, ne devono ancora passare di acqua sotto i ponti e di balle in televisione. Stando a tutti i sondaggi, la stragrande maggioranza degli italiani di destra, di centro e di sinistra è contraria a celebrare Craxi, come è contraria all’immunità parlamentare e alle leggi ad personam prossime venture. Forse gli italiani sono ancora migliori di chi dice di rappresentarli.

E allora, tanto peggio tanto meglio. Si dedichino pure a Craxi monumenti equestri, targhe votive, busti bronzei, strade, piazze, vicoli, parchi e soprattutto tangenziali. Dopodiché si passi a Mangano (sono ancora in tempo: anche lui scomparve prematuramente nel 2000). Così sarà chiaro a tutti chi sono i "loro" eroi.Noi ci terremo i nostri e da domani chiameremo i lettori a sceglierli. A Mangano preferiamo ancora Falcone e Borsellino. A Craxi e a Berlusconi, politici diversi ma limpidi come De Gasperi e Berlinguer. Ieri, poi, ci è venuta un’inestinguibile nostalgia per Luigi Einaudi e Sandro Pertini.

Autore: Marco Travaglio
Da: "Il Fatto Quotidiano" del 19 gennaio 2010

domenica 17 gennaio 2010

Halo 3 ODST Trailer

Da vedere in HD e a schermo intero.

"The Gaelic song is a version of Café del Mar's "Light of Aidan - Lament", which is much more lighter and softer."



Behind the scenes

giovedì 7 gennaio 2010

lunedì 4 gennaio 2010

Weekend con il fantasma

Weekend con il fantasma
Case infestate e set di vecchi film horror: è l'ultima tendenza del turismo alternativo

STEFANIA DI PIETRO
ROMA

Non soltanto frutto della fantasia di registi e scrittori, la lista delle dimore «infestate», entrate nelle leggende popolari, è lunga quanto lo Stivale. Ma a quelle più storiche, avvolte per tanti secoli nel loro alone di mistero e trasformate per questo in musei, si sommano oggi molte altre case del terrore, teatri di delitti raccapriccianti. Sono questi i luoghi eletti a mete privilegiate per turisti alla ricerca di un viaggio originale che faccia uscir fuori dalla solita routine. Le più moderne sono ormai accompagnate dalla fama di maledette, perché scenari di tragedie sanguinose e tristi fatti di cronaca. Sostare a pochi passi dalla villetta di Cogne o di Garlasco, camminare in Via della Pergola a Perugia o ammirare come se fosse un monumento la casa di Erba sembra essere diventata una moda. Repellenti e affascinanti al tempo stesso, le scene dei delitti di ieri e oggi attraggono il pubblico bene informato, sempre allo stesso modo, soddisfacendo una morbosa e umana curiosità.

Limitandoci alle dimore veramente storiche, gli appassionati dell’horror d’autore possono scegliere di visitare edifici, che in realtà non hanno nulla di inquietante nei loro ambienti interni. Solamente per il gusto di passeggiare in un set cinematografico, ottima destinazione è allora villa Scott a Torino, alias la «villa del bambino urlante» di «Profondo rosso», che in origine era dimora di un convitto femminile gestito dalle suore spedite in vacanza premio durante le riprese. Chi invece preferisce la fertile pianura padana, nell’entroterra bolognese, può fare un salto al casolare di Fiorenzo a Malalbergo, abitazione del pittore Legnani, morto suicida. Un luogo sicuramente inquietante, che si racconta fosse abitato dalle minacciose sorelle dello stesso. E' proprio questa villa ad aver ispirato Pupi Avati per la sua «Casa dalle finestre che ridono».

Nei dintorni di Voltri, a Genova, sorge la Cà delle anime, un tempo locanda, i cui gestori assassinavano i clienti, ammassando poi i corpi in un fosso. Entrata nel mito, da allora la casa continua a essere dimora di anime dell’oltretomba, davvero irrequiete e aggressive, che si narra provochino la caduta di pentole e mobili, tanto che nessuno ha più avuto il coraggio di abitarvi. A pochi chilometri da La Spezia, si trova la Casa del violino, un luogo che stimola certamente l’immaginazione di grandi e piccoli. Vi abitava un musicista, ma misteriosamente, dopo la sua morte, i passanti raccontarono d’aver sentito suonare lo strumento da solo, accompagnato da terrificanti urla provenienti dalle finestre.

Tra Padova e Venezia, vicino a Mira, lungo il canale del fiume Brenta, si trova invece Villa Foscari, conosciuta con l’appellativo de La Malcontenta. In essa si dice che si aggiri lo spettro della «Dama Bianca», che la gente associa ad una certa Elisabetta, aristocratica del ‘700. A causa della sua indole libertina, la donna venne rinchiusa nella villa fino alla sua morte. Secondo alcuni racconti popolari si dice che la ragazza dai capelli rossi, comparirebbe nelle stanze, indossando un lungo vestito nero con le spalle scoperte.

A Cona, vicino a Ferrara, c’è Villa Magnoni, il cui aspetto desta sicuramente curiosità, per via delle finestre murate eccetto una. Si pensa che la causa fosse da collegare ad un incidente avvenuto verso la fine degli anni ‘80 e nel quale morirono tre ragazzi, entrati nella villa alla ricerca di insolite emozioni. I giovani udirono canti di bambini provenire dal giardino, ma all’uscita non trovarono nessuno, soltanto una vecchia signora affacciata alla finestra, che diceva loro di andarsene, ricoprendoli di insulti. Quattro di loro scapparono terrorizzati e poco dopo ebbero un incidente, nel quale morirono in tre. Il comune fece murare tutte le finestre, tranne una. Il sopravvissuto disse che la vecchia signora era apparsa proprio da quella finestra.

Un mistero inquietante è quello che avvolge la scuola elementare della Croara a San Lazzaro di Savena (Bologna), chiusa dopo la morte di un alunno, spinto da un compagno giù per le scale. Dopo la tragedia, improvvisi malori colpirono il corpo docente e cominciarono anche a verificarsi strani incidenti, come allagamenti improvvisi dei bagni e rumori di pianto provenienti dal fondo delle scale. Il preside finì per licenziarsi e la scuola chiuse, ma il luogo rimase parte della leggenda locale. Si dice che all’ora della morte, tra le aule, si possa sentire un pianto di bambino accompagnato dal suono di una palla che rimbalza.

Fonte

Il Fotografo Gianni Berengo Gardin - Ritratti

Il partito unico dell'amore - Marco Travaglio

Pastrana - nuovo record