lunedì 12 maggio 2008

Il nome della Sega - Capitolo 11

La discesa fu piu' lunga di quello che mi aspettavo. Muovendoci con circospezione per non allarmare gli uomini di fede che a quell'ora dovevano gia' aver finito di desinare, percorremmo 4 lunghe rampe di scale che scendevano verso il cuore dell'antico monastero. Le possenti pareti di solida pietra, la fioca illuminazione delle poche lampade ad olio ed il soffitto dalla bassa volta rendevano l'atmosfera soffocante. Il suono dei nostri passi era moltiplicato dalla morfologia dell'ambiente circostante, motivo in piu' che ci costringeva a rallentare la furtiva avanzata.
Percepivo chiaramente alle mie spalle l'ansimare di bfox e wizzY. I miei compagni sembravano non essere avvezzi agli sforzi loro richiesti. Le loro flaccide membra e le magliette chiazzate di sudore me li rendeva curiosamente simili a personaggi degni dei peggiori locali gay del cesenate. Bfox, grondante di sudore come un gorilla in calore, avanzava tenendo tra le mani quello che all'inizio pensavo fosse un misero scontrino da bar ma che poi si rivelo' essere la sua tesi di laurea che, ormai da 4 anni, aveva iniziato a scrivere giungendo solo ora al nono rigo. Wizzy lo seguiva dappresso, il volto inespressivo con le caratteristiche occhiaie da segaiolo consumato, non perdeva occasione per massaggiarsi vistosamente il membro, reso ormai inoffensivo dal troppo uso e dalla passione per la motocicletta. Pensai che il suo potesse essere un rito pleonastico dovuto ad un antica abitudine e forse, quel fare cosi' sbarazzino, era un modo per compensare la mancanza di fiducia nelle proprie potenzialita' sessuali, da tempo puro simulacro di una virilita' melliflua.
Ben presto mi resi conto che i pensieri sui miei effemminati amici mi stavano distraendo e sapevo bene di non potermelo permettere. Tesi le orecchie percependo le voci dei monaci che mi giungevano ad intervalli irregolari dalle stanze sotto la nostra attuale posizione. Probabilmente i bravi seguaci della retta via stavano raggiungendo le loro celle per concludere la giornata con preghiere di lode e poi coricarsi sui duri e freddi giacigli di paglia.
Se conoscevo bene Riciard, avrebbe finto di ritirarsi presto per far invece scorrere le lunghe dita sulla tastiera alla ricerca di immagini e filmati in grado di procurargli una calda e corroborante buona notte. Sorrisi, sì Riciard era sempre stato un segaiolo prima di ogni altra cosa.
All'improvviso una serie potente di esplosioni, come botti di capodanno, squasso' il clima di misticismo dell'antica magione destandomi dalle mie argute elucubrazioni. Il pavimento sussulto' sotto i nostri piedi facendoci perdere l'equilibrio mentre una densa nuvola di polvere si alzo' dal suolo entrandomi negli occhi. Acceccato, mi appoggiai alla parete piu' vicina ma non trovai solida roccia, al mio tocco il muro giro' su se stesso facendomi finire lungo disteso in un'altra stanza.

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